In un periodo caratterizzato dalla costante presenza nel digitale di tutte le generazioni, il numero di social media usati dagli utenti di oggi è sempre più alto e la tipologia di utilizzo sempre più differenziata.
Prima di affrontare un’analisi accurata degli strumenti veri e propri è necessario spiegare una suddivisione, punto di partenza fondamentale del mercato in cui viviamo: la segmentazione del mercato in generazioni. Nella nostra analisi parleremo principalmente di quattro diverse generazioni.
Andiamo con ordine:
Baby boomers o Boomers (1946-1964): è una generazione importantissima per i brand e le aziende che vogliono sfruttare i social, in quanto è la generazione con il potere d’acquisto più alto. Il loro social preferito è nettamente Facebook, mentre è per lo più assente dai social più moderni. Regno della polemica e dei gruppi di utenti, questi molto utili per sfruttare la piattaforma per indirizzare la comunicazione verso un pubblico preciso e ben targettizzato.
Generazione X (1965-1980): anche per loro, il territorio più battuto è senza dubbio Facebook, ma si espandono anche su altri social, come Instagram o X. Passano molto tempo sul web e amano il comfort, il relax e la nostalgia e soprattutto amano avere il quadro generale di quello che stanno leggendo o comprando. Risponderanno sempre positivamente alle diverse Call To Action, purché abbiano appunto tutte le informazioni che cercano.
Millennials (1981-1995): seppure poco chiaro l’anno di arrivo di questa generazione, sono ben chiare le caratteristiche. Figli dei cambiamenti digitali, appartengono alla prima generazione ad avere pienamente contatti e familiarità con ambienti e tecnologie digitali. Per loro funzionano comunicazioni brevi e creative, abituati ad essere bombardati di contenuti diversi. Conoscono tutti i trend del momento, anche se spesso non partecipano attivamente, è necessario conoscere bene loro e il loro linguaggio per conquistarli. Instagram è il loro social prediletto, ma sono presenti anche su Facebook e in buon numero anche su Twitter, usato principalmente per informarsi.
Generazione Z (1996-2010): anche qui poco chiaro l’anno d’inizio, ma sicuramente si tratta della generazione più social di tutte. Raramente attivi su Facebook, hanno fatto di Tik Tok il loro regno e sono particolarmente attendi all’immagine e ai valori dei brand. Per comunicare con loro è bene evitare testi lunghi e concentrarsi più sull’impatto visivo. La Gen Z odia le attese, è iperconnessa ed è composta dai futuri consumatori.
Generazioni diverse usano social diversi, ma che succede quando esse si incontrano su una stessa piattaforma? Il divertimento è assicurato, specialmente quando mondi distanti, come boomers e millennials, trovano sulla propria strada i terribili Gen Zs!
A partire dai modi di dire, fino addirittura alle emoji, questa generazione ha creato, infatti, un linguaggio tutto suo. Su Tik Tok spopolano commenti come “mio padre, mio zio” che, al contrario di quello che quasi certamente penserà un boomer, sono attestati di ammirazione totale verso il creator o l’influencer.
O, anche come nel caso di teschi e bare, usate per ridere dai più giovani, che, invece, potrebbero essere fraintese dalle generazioni precedenti.
Una volta capito questo linguaggio, sarà più facile interagire con loro, e di conseguenza indirizzarli verso i nostri obiettivi. Attenzione però, c’è un rischio importante, ovvero quello di risultare “estremamente cringe”, per dirla alla Gen Z. Un po’ come se il nonno ottantenne arrivasse a Natale facendo la linguaccia e urlando “bella raga”. L’effetto è indubbiamente brutto. E controproducente.
Arrivati a questo punto e dopo aver capito come le diverse generazioni vivono e si comportano sui diversi canali è necessario analizzare le potenzialità diverse che ognuno di essi possiede.
Diversi sono i trend trasversali sulle varie piattaforme: in generale abbiamo osservato come l’utilizzo primario dei social stia passando sempre più da personale/sociale a puro intrattenimento.
Non è un caso infatti che Tik Tok stia spopolando anche tra i brand, che stanno sfruttando sempre di più i creator e il loro storytelling per promuovere prodotti e valori.
Perché accade questo fenomeno?
I più giovani credono agli influencer e al potere del passaparola, sono attratti dai codici sconto personalizzati rivolti a loro dai propri beniamini digitali e, per una questione di immediatezza, prediligono nella maggior parte dei casi l’acquisto online.
Sono proprio gli influencer la nuova frontiera del marketing (e a proposito di ciò, vi rimandiamo ad un articolo che abbiamo scritto su questo argomento!).
Le metriche social più osservate dalle aziende sono la qualità e la quantità dell’attenzione. In questa analisi, vince chi è più efficace e Tik Tok è indubbiamente la piattaforma che cresce di più, anche a livello di percezione nel mondo reale.
Esplicativo il caso di stand nelle librerie, profumerie o negozi di make up con la dicitura “TikTok made me buy it” evidenziando come quei determinati prodotti siano stati prima consigliati sul social cinese e poi andati sold out nella vita reale.
E le altre piattaforme?
Un’altra cosa evidente è come le idee passino e rimbalzino da una piattaforma all’altra, che siano le stories, le modalità di visualizzazione, gli stati e via dicendo.
Instagram sta inevitabilmente seguendo il sentiero di Tik Tok è non è un caso che tra le priorità chiave del 2023 del social network ci sia quella di consolidare l’attenzione sui Reels. È fondamentale quindi includere questo tipo di video nelle strategie di marketing.
Sempre rimanendo in linea con ciò che abbiamo detto prima, un’altra delle priorità chiave riguarda le nuove funzioni per la monetizzazione di content creator e influencer, in quanto sempre più brand e grandi marchi sceglieranno di affidarsi ai creators per la realizzazione di foto e video.
Un espediente per cercare di mantenere il numero più alto di utenti appartenenti alla Gen Z, evitando così la migrazione totale su TikTok e continuare a tenere al centro della situazione il passaparola che tanto li attrae.
Questo è anche l’anno in cui la portata delle sponsorizzazioni sta iniziando a superare l’importanza e il numero di dei contenuti organici (sempre più video e meno fotografico).
In ogni caso, è sempre fondamentale tenere conto che le metriche più osservate dalle aziende riguardano quantità e qualità dell’attenzione e per avere attenzione bisogna sempre intrattenere.
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